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Data aggiornamento: 2010/09/07
Domanda concisa
La religione è per la nostra libertà o per la nostra schiavitù?
Domanda
La religione è per la nostra libertà o per la nostra schiavitù?
Risposta concisa

La libertà, dal punto di vista religioso, può essere analizzata in qualità di libertà spirituale o libertà socio-politica. Spiritualmente, la realtà dell’essere umano consiste nella sua anima immateriale (nella sua sostanza egli è svincolato dal corpo, dalla materia e dalle caratteristiche corporali); e poiché egli ha origine dal mondo dell’amr e dalla dimensione celeste, guarda al suo luogo d’inizio, tuttavia la nostra anima appartiene momentaneamente al corpo ed è perciò limitata dalle questioni mondane. L’essere umano è costretto a sviluppare le proprie perfezioni in questo mondo, che è il terreno di semina per l’Aldilà.

Alcuni dedicano la loro attenzione unicamente alle apparenze mondane, facendosi distrarre da esse e ciò impedisce loro di proseguire la via del perfezionamento; invece di considerare prima di tutto l’aspetto interiore e reale delle cose, essi, dimenticandosi della loro origine celeste, pensano che l’aspetto originale appartenga agli esseri sensibili e alle apparenze. Pertanto gli individui mondani credono che la libertà consista nell’avere a propria disposizione e usare illimitatamente le cose mondane, quando invece libertà significa essere liberi dalle catene del mondo e della voluttuosità, e questa è la libertà che vuole la religione. Dal punto di vista religioso un re, sovrano del mondo, potrebbe essere schiavo del proprio sé, mentre un povero padrone di se stesso.

In conclusione, ciò che cercano le persone mondane è una libertà apparente e immaginaria, ciò che vuole la religione, invece, è la vera libertà. Dal punto di vista sociale, nel pensiero socio-politico dell’Islam, non è concessa né la libertà assoluta né che l’essere umano sia costretto ad accettare tutte le condizioni esterne e qualsiasi governo ingiusto che cancelli tutta la sua dignità umana. Si può dunque dire che la libertà individuale e sociale nell’Islam esistono, si basano però sulla differenza sussistente tra il punto di vista islamico e quello occidentale.

La religione, allo stesso modo di come nel credo considera la base di tutto Dio e quindi tutte le azioni umane devono essere guidate dagli ordini divini e indirizzate alla Sua soddisfazione, nel campo etico e culturale, da una parte, invita la società umana a diffondere la giustizia e a non violare i diritti degli altri, e, dall’altra, incita l’essere umano a imparare le scienze, insegnarle e acquisirle per metterle in pratica e sfruttarle in modo corretto.

Risposta dettagliata

La nostra anima essendo immateriale nella sua sostanza è svincolata dal corpo, dalla materia e dalle caratteristiche corporali, infatti essa non possiede caratteristiche quali lunghezza, larghezza, altezza, calore, freddo, ecc[1]., e poiché essa ha origine dal mondo dell’amr, guarda al suo luogo d’inizio.

Gli esseri, o appartengono alla dimensione dell’universo della creazione, corpo e materia, o alla dimensione dell’universo celeste, immateriale e amr (al di là dell’universo dei corpi, che possiede un sistema temporale, c’è un altro universo degli esseri atemporali, chiamato mondo dell’amr e gli esseri del secondo prevalgono sul primo)[2]. Entrambi provengono da Dio, come dice il sacro Corano: “Sappiate che la creazione e l’amr appartengono a Dio…”[3]. Giacché invece la nostra anima appartiene ora al corpo, è diventata terrena e limitata dalle questioni mondane.

L’essere umano anche se è costretto a sviluppare le proprie perfezioni in questo mondo, raggiungendo le realtà stabili e spirituali attraverso una vita materiale e temporale (il mondo è il terreno di semina per l’Aldilà)[4], se dedica la sua attenzione unicamente alle apparenze mondane, questo gli impedirà di proseguire la via del perfezionamento; gli farà dimenticare il volo verso le realtà del mondo celeste e le apparenze mondane diventeranno talmente attraenti che l’essere umano crederà questo mondo eterno. Come disse il Principe dei Credenti (A): “Chi rifletta sul mondo con discernimento, il mondo gli donerà consapevolezza, chi lo guardi con brama, il mondo lo accecherà”[5].

La vita mondana:

Dio nel sacro Corano descrive la vita mondana dicendo: “La vita terrena non è altro che gioco e distrazione (lahw wa la'ib)”[6]. La'ib è un’azione che ha come unico fine l’immaginazione e lahw è ciò che occupa l’essere umano e lo distrae dagli altri. Il versetto indica dunque che la vita mondana, cioè il legame dell’anima al corpo e il fatto che quest’ultimo diventi un mezzo per raggiungere le perfezioni, occupa l’essere umano attraverso di sé e gli fa dimenticare gli altri; l’origine di questa dimenticanza è che la vita mondana inganna l’anima tanto da farle pensare che è diventata una cosa unica col corpo e, dopo questo pensiero, interrompe il proprio legame col mondo immateriale e dimentica tutta la magnificenza, bellezza, valore, luce, felicità che possedeva nel mondo dell’amr, cancellando dalla propria memoria lo stadio in cui era vicino e in confidenza col divino. Così trascorre la sua vita in gioco e distrazione, guardando a ogni cosa solo col fine di raggiungere i suoi scopi e le sue speranze immaginarie, e quando li ottiene, si rende conto che non erano realtà[7].

Dio l’Altissimo dice: “Quanto a coloro che sono miscredenti, le loro opere sono come un miraggio in una piana desertica che l'assetato scambia per acqua e poi, quando vi giunge, non trova nulla; anzi, nei pressi trova Allah che gli salda il conto. Allah è rapido nel conto”[8].

L’originalità dell’esteriore e dell’interiore:

L’essere umano che crede l’aspetto originale appartenga al mondo della creazione, agli esseri materiali ed essi siano realtà, pone la sua completa attenzione verso le cose sensibili e dimentica la realtà interiore e celeste delle cose. Un individuo del genere riassume la vita in mangiare, dormire e trarre piacere, come dice il sacro Corano: “Essi conoscono [solo] l'apparenza della vita terrena e non si curano affatto dell'altra vita”[9].Invece l’essere umano che volge la sua attenzione al mondo celeste, alla realtà e all’aspetto interiore delle cose, considera l’aspetto esteriore un’apparenza nei confronti di quello interiore e secondario rispetto a quello celeste. Per lui l’aspetto esteriore è come una buccia e quello interiore il nocciolo e non sacrifica mai il nocciolo per la buccia, come disse l’imam Alì (A): “Gli amici di Dio sono coloro che guardano all’aspetto interiore del mondo, quando invece la gente guarda a quello esteriore; e pensano al futuro di questo mondo, quando invece la gente è occupata con le sue questioni passeggere”[10].

Speranze vere e apparenti:

Gli individui mondani credono che la libertà consista nell’avere a disposizione e usare illimitatamente le cose mondane. Invece ascoltare gli ordini del nafs al-'ammarah (il nafs al-'ammarah è l’aspetto del sé umano che favorisce la mondanità e la materialità e il suo legame col corpo lo imprigiona nelle questioni senza valore), che vuole l’essere umano in questo mondo, lo imprigiona di più nel corpo e aumenta i suoi limiti reali.

Libertà significa essere liberi dalle catene del mondo e della voluttuosità e questa è la libertà che vuole la religione. Dal punto di vista religioso un re, sovrano del mondo, potrebbe essere schiavo e prigioniero del proprio sé, senza nessuna libertà; mentre un povero potrebbe essere padrone di se stesso. Se le facoltà di voluttuosità e collera sono sotto controllo di quella razionale, non solo non creano corruzione, ma possono essere utili nello sviluppo dell’essere umano; la vera libertà è il controllo dell’intelletto sull’anima e la sottomissione della voluttuosità e della collera.

Dal punto di vista della religione, schiavitù vuol dire che la voluttuosità e la collera governano l’essere umano e l’intelletto sia loro prigioniero, come disse l’Imam Alì (A): “Quanti intelletti che sono prigionieri del controllo della loro voluttuosità”[11], e ancora: “Non c’è nessun uomo libero che lasci questa cosa (il mondo) a coloro che se lo meritano? Sappiate che per le vostre anime non c’è altro baratto che il Paradiso, perciò non vendetele se non in cambio del Paradiso”[12].

Libertà spirituale e sociale:

Quando l’essere umano, all’interno di sé, si libera dalle catene della voluttuosità e ritrova il suo vero sé, anche nella sua vita e nella società, nelle questioni culturali, politiche e sociali, sarà beato. Così come si può dedurre dai versetti e dagli hadìth, l’essere umano si trova sempre a dover affrontare due nemici, uno interno e uno esterno, che vogliono renderlo prigioniero; liberarsi dalle loro catene, porta due tipi di libertà, interiore ed esteriore.

Purtroppo nel corso del pensiero islamico, alcuni gruppi, come i sufi, non hanno prestato abbastanza attenzione alla libertà esteriore e al liberarsi dalle catene degli idoli mondani che ne abbelliscono la vita, quanta ne hanno prestata alle libertà interiori e al liberarsi dai difetti etici satanici. D’altra parte, un altro gruppo ha riunito tutte le proprie forze per ottenere le libertà sociali ed esteriori, considerando ogni tipo di limite, infelicità e prigionia per l’essere umano.

Invece un gruppo ritiene che l’essere umano per raggiungere la perfezione, beatitudine e libertà vera, necessiti due tipi di libertà, che sono legate strettamente l’una all’altra. La libertà sociale, senza quella spirituale non è raggiungibile, questo è un problema della società umana: vuole raggiungere la libertà sociale senza aver acquisito quella spirituale.

L’essere umano contemporaneo, per costruire una società ideale e umana, per liberarsi dai problemi personali e sociali, deve evitare di esagerare in tutti e due i sensi nella concezione di libertà e sforzarsi di ottenerle entrambe[13]. Quindi nel pensiero religioso e islamico, non è concessa né la libertà assoluta né che l’essere umano sia costretto ad accettare tutte le condizioni esterne e qualsiasi governo ingiusto che calpesti tutta la sua dignità umana[14]. Perciò si può affermare che nell’Islam la libertà individuale e sociale esistono, si basano però sulla differenza sussistente tra il punto di vista islamico e quello occidentale[15].

Il rapporto tra religione e mondo:

I nobili Profeti (a) sono venuti a edificare il mondo, però con uno sguardo volto all’Aldilà. Il mondo è il terreno di semina per l’Aldilà, il mondo in cui con ogni nostra azione e parola, ogni secondo della nostra vita, diamo forma al nostro Aldilà. È questo il mondo che loro stavano costruendo, sono venuti per insegnare alla gente come vivere oggi per essere beati domani. Perciò i loro insegnamenti sono per la vita odierna, per la vita terrena, affinché attraverso essa, raggiungiamo la beatitudine nell’Aldilà.

La religione e il progresso:

La religione guarda al progresso e ai suoi vari aspetti, quali il progresso economico, politico, sociale e culturale e non lo affida agli esperti della società; infatti una religione che sostiene di essere universale e considera tutti gli esseri umani allievi della propria scuola di pensiero, deve avere un’opinione universale anche riguardo al progresso. È pertanto necessario conoscere la religione, anche se ciò è difficile. Infatti la religione ha tre pilastri, di cui uno è all’interno dell’anima dell’essere umano, cioè l’intelletto e la sua indole innata, e due all’esterno: il Corano e la Famiglia del Profeta (A); tutti e tre sono fonti delle argomentazioni shariatiche. Cioè qualsiasi cosa che l’intelletto comprenda con sicurezza è per l’essere umano una prova shariatica e per questo la religione è un insieme di intelletto e fonti tramandate.

Correggere il progresso dal punto di vista del credo, dell’etica e della società:

La base di ogni attività è Dio, Egli è Colui che ha creato tutto e che dona i beni; il guadagno e la perdita dell’essere umano sono in mano a Colui che ha creato questo mondo e il suo futuro e la sua resurrezione sono l’incontro con Dio, perciò tutte le attività – economiche, culturali, politiche, ecc. - dell’essere umano, devono essere guidate dagli ordini divini e indirizzate al Suo compiacimento. La religione nel campo etico e culturale, da una parte, invita la società umana a diffondere la giustizia e a non violare i diritti degli altri, e, dall’altra, incita l’essere umano a imparare le scienze, insegnarle e acquisirle mettendole in pratica e sfruttandole in modo corretto, tale che non c’è nessuna concezione etica o scientifica necessaria o utile, che imparare o praticare non sia considerato obbligatorio o meritorio dalla religione[16].

La libertà e il progresso politico e sociale:

L’Islam è una religione universale, essa sostiene che con coloro che non si oppongono alla religione e non assumono un atteggiamento bellicoso nei suoi confronti, possiamo vivere in pace. Dio non ci proibisce di vivere in pace con coloro che si astengono dal voler combattere o rovesciare il sistema islamico, e che non lo vogliono indebolire o allontanarci[17].

Tipi di progresso:

Il progresso è di due tipi: riprovevole e lodevole. Il progresso riprovevole è come lo sprecare, lo sperperare e simili, poiché il Corano biasima tutti quelli che li mettono in pratica e così descrive coloro che sono solo alla ricerca del progresso personale: “E mangiano come mangia il bestiame”[18], allo stesso modo di come rimprovera coloro che sprecano e sperperano[19]. Inoltre l’avidità è nascosta nell’essere umano ed è un suo nemico interno[20], chiunque ne rimanga immune, sarà beato[21]. Perciò è biasimevole vivere cercando le comodità e sprecando. Invece il progresso lodevole consiste in questo: più ci sforziamo nella produzione, più avremo successo, e più ci accontenteremo di ciò che abbiamo, più saremo tranquilli. Da questo punto di vista, se l’essere umano si sforza per soddisfare i propri bisogni e quelli della società, il suo sforzo sarà lodevole, mentre il progresso riprovevole è quello finalizzato all’arricchimento e all’ostentazione[22].



[1] Hasanzade Amoli Hasan, Nasus al-Hikam bar Fusus al-Hikam, Markaz-e nashr-e farhangh-ie reja', pag. 180.

[2] Allamah Tabatabai seyyed Mohammad Hosseyn, Ensan az Aghaz ta Anjam, traduzione e note Larijani Sadeq, Entesharet-e al-Zahra, pag. 13.

[3] Sacro Corano 7:54.

[4] Rey Shahri Mohammad (Hosseyni seyyed Hamid), Muntakhab Mizan al-Hikmah, hadìth 2137, pag. 187 (hadìth del nobile Messaggero)

[5] Nahj al-Balaghah, sermone 82.

[6] Sacro Corano 47:36.

[7] Allamah Tabatabai seyyed Mohammad Hosseyn, Ensan az Aghaz ta Anjam, traduzione e note Larijani Sadeq, Entesharet-e al-Zahra, pag. 51.

[8] Sacro Corano 24:39.

[9] Sacro Corano 30:7.

[10] Nahj al-Balaghah, sentenza 432.

[11] Ivi, sentenza 211.

[12] Rey Shahri Mohammad, Mizan al-Hikmah, vol. 2, hadìth 3589.

[13] Motahhari Morteza, Ma'refat-e dini, Tahlil az Didghah-e Ostad Motahhari - Dejakam Alì, pag. 56.

[14] Per approfondire: cfr. Velayat wa dianat, Mahdi Hadavi Tehrani, pag. 131 in poi.

[15] Motahhari Morteza, Peyramun-e Enqelab-e Eslami, pag. 101 in poi.

[16] Javadi Amoli Abdollah, Entezar-e Bashar az Din, pp. 210, 212 e 213.

[17] Sacro Corano 60:8.

[18] Sacro Corano 47:12.

[19] Sacro Corano 9:34.

[20] Sacro Corano 4:128.

[21] Sacro Corano 59:9.

[22] Javadi Amoli Abdollah, Entezar-e Bashar az Din, pp. 219, 220 e 222.

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