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Data aggiornamento: 2010/09/20
Domanda concisa
Come si può supporre l’essere possibile accanto all’essere necessario la cui essenza è inscindibile?
Domanda
Se accettiamo che l’essere necessario è inscindibile, ovvero la sua essenza non è composta e non si può supporre altro essere accanto a Lui, come si può immaginare un essere possibile accanto a Lui?
Risposta concisa

Nella gerarchia longitudinale del sistema esistenziale, tutte le realtà esistenziali, oltre ad esistere, possiedono diversi gradi e livelli che allo stesso tempo le accomunano (nel loro essere) e le distinguono. Il grado più alto di questa gerarchia appartiene a Dio che è esistenza pura e la Cui entità è illimitata. Quindi non è possibile alcuna composizione nella Sua sacra essenza e gli altri esseri sono considerati come Sua conseguenza, segno, manifestazione, ombra e creatura. Siccome sono esseri limitati e deboli, la loro essenza è composta a causa dei loro aspetti manchevoli e imperfetti. Tuttavia l’Essere necessario a causa dell’inscindibilità e infinità della Sua esistenza non ha pari. Gli esseri possibili si trovano sulla longitudine della Sua esistenza, sono Sue conseguenze e sono il legame stesso a Lui, similmente al legame tra ombra e gnomone. In conclusione l’Essere necessario è assolutamente inscindibile e l’essere possibile composto e limitato. Un essere limitato e composto non ha il potere di stare accanto ad un essere necessario ma si trova sulla sua longitudine e quindi è una sua manifestazione. L’inscindibilità di Dio è dovuta alla Sua intensità esistenziale, mentre la composizione degli esseri possibili alla loro limitatezza esistenziale.

Risposta dettagliata

I fautori della filosofia trascendente (Molla Sadra) credono nell’unità graduale. In principio suddividono le moltitudini esistenti nel mondo in due gruppi e sono convinti che una parte di queste moltitudini siano distinte e un’altra accomunate. Il flusso esistenziale in questo caso è come il flusso numerico, allo stesso modo del numero che presenta due tipi di moltitudine: un tipo da parte dell’oggetto numerato, come dieci libri e dieci penne, e un altro da parte del numero che unisce, come la moltitudine presente nei numeri dieci, venti, trenta, quaranta ecc., poiché ciò che li accomuna e li diversifica sta nell’essenza stessa del numero e non è ammissibile la presenza di qualcosa di estraneo tra i vari numeri che impedisca il ritorno della moltitudine all’unità e alla sua origine numerica. Anche nell’esistenza vi sono due tipi di diversità: una diversità soggettiva che deriva dall’entità e quindi non è accomunata, come la diversità tra la terra esistente e il cielo esistente; un’altra che riguarda l’esistenza stessa ed è comune, come la diversità tra causa e conseguenza, temporalità ed eternità, immaterialità e materialità.

Dal punto di vista della filosofia trascendente allo stesso modo della cifra, che come tale, è una quantità discontinua e può essere suddivisa, e dal punto di vista che si manifesta in livelli particolari, è finita o infinita, oppure è pari o dispari; anche l’esistenza, come tale, possiede delle regole: ad esempio l’inscindibilità, la basilarità e la concomitanza con la coseità; però dal punto di vista della diversità esteriore, possiede altre regole: causalità, consequenzialità, temporalità ed eternità.[1] Nella scala longitudinale esistenziale della filosofia trascendentale, allo stesso modo di come tutte le realtà esistenziali esistono, però nella loro esistenza possiedono diversi livelli la cui comunione e differenza stanno nell’esistenza, come i gradi di luminosità maggiore e minore della luce. In questa gerarchia dunque, il grado più alto appartiene a Dio che è esistenza pura; questa esistenza pura è dovuta all’infinità della sua presenza che non possiede alcun tipo di limite esistenziale. Le altre creature però, in qualità di conseguenze di Dio, sono il legame stesso a Dio l’Altissimo, allo stesso modo del legame tra ombra e gnomone, irradiazione solare e sole. Oppure come il concetto mentale dell’essere umano rispetto alla propria mente che è il legame stesso all’entità dell’anima, e in caso l’anima si distragga un attimo, non rimarrebbe nulla di esso. Possiamo quindi supporre questo concetto insieme all’anima in modo che la ostacoli? Oppure si possono considerare i raggi solari sulla latitudine del sole, i raggi che devono la propria entità al Sole?

Poiché l’esistenza di Iddio è assoluta e inscindibile, possiede tutte le realtà dell’esistenza in qualità di essere completo, e allo stesso tempo, nessuna cosa è un suo predicato comune. Non è privo di nessuna perfezione e le altre perfezioni sono diffusioni che in realtà derivano da Lui e sono state rilasciate da Lui in qualità di “grazia”. Sì, giacché l’essere necessario è assolutamente inscindibile, un secondo (socio) è inconcepibile per Lui, poiché se ci fosse, ognuno avrebbe una perfezione propria e sarebbe sprovvisto di quella dell’altro, e quindi ognuno sarebbe composto di presenza e assenza (o in altre parole esistenza e il nulla) che è il peggior tipo di composizione.[2]

In conclusione l’essere possibile, a causa della sua esistenza limitata, non ha il potere di trovarsi accanto a Dio, poiché l’inscindibilità e l’illimitatezza della Sua esistenza non permettono che lui abbia soci. L’essere possibile si trova sulla longitudine dell’esistenza divina ed è una delle sue conseguenze, o più chiaramente è una sua manifestazione e segno. Inoltre è chiaro che siccome l’essere possibile è limitato, tutte le carenze e limitazioni come la composizione, l’avere un limite, il mutamento e l’alterazione (in alcuni esseri possibili) e simili, derivano tutti dall’assenza e sono una particolarità delle conseguenze che, nonostante il legame con la causa, non possiedono tutte le sue perfezioni. La causa invece, oltre alle perfezioni della conseguenza, ne possiede altre. Per questo motivo l’essere necessario è assolutamente inscindibile e l’essere possibile, composto e limitato. Secondo l’Imam Khomeini (r.a.) l’esistenza è bene, nobiltà, valore e brillantezza; e il nulla è male, meschinità, oscurità e offuscamento. Più l’esistenza è completa, maggiore sarà il suo bene e nobiltà fino ad arrivare a un essere nel quale non ci sarà alcuna nullità, una perfezione senza nessuna carenza: tutti i beni e le nobiltà saranno Sue illuminazioni, manifestazioni, livelli e trasformazioni, e non esiste alcuna perfezione reale se non tramite Lui, da Lui, in Lui e sotto la Sua supervisione; e i beni degli altri livelli in qualità di beni legati a Lui.[3]



[1]Javadi Amoli Abdollah, Tahrir Tamhid al-Qava'id, al-Turkah Sa'in al-Din Alì ibn Muhammad, pag. 319.

[2]Javadi Amoli Abdollah, Sharh-e Hekmat-e Mota'alieh (Asfar-e Arbazeh), vol. 6, prima parte, pp. 433 e 434, casa editrice Al-Zahra'.

[3] Imam Ruhollah Khomeini, Sharh-e Do'a-ye Sahar, pag. 143.

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